La favola di un’altra giovinezza

Interpretato e diretto da Eliana Cantone
Drammaturgia Giordano V. Amato
Musica dal vivo Elisa Fighera
Produzione Il Mutamento Zona Castalia

Era nera la notte
come quando sta per piovere, anzi, come quando sai che pioverà
e non solo, come quando deve succedere qualcosa che forse sarà il vento,
che tirerà giù gli alberi e che si allagheranno i campi,
e che tutto tira e che prende, che il silenzio diventa come di vetro,
che tutto sprofonda…aspettavo…
Mi sono messa le mani sulla testa, così… non volevo sentire se il cielo cadeva,
perché era così grande, così pesante che poteva cadere…
Appoggiava sul cuore, qui, proprio qui…
Tutto era buio, io anche, neanche i piedi mi vedevo più…
Aspettavo…così…
Poi, una luce, illumina tutto, una luce che viene dal cielo, entra nella terra,
come una lancia di guerra.
Uuuuuuu… che botta !!! … mah forte, forte…
Poi un’altra e un’altra più forte…
Tutte le creature s’ingoiavano il respiro, tremavano. Io pure tremavo.
Improvviso, non so, uscivano dalla mia bocca tante
parole che così tante non sapevo di averne… una parola e un altra
e un’altra… ne ho dette tante di cose, con parole che neanche conoscevo,
discorsi che non capivo… non mi parevo neanche io a dirli…
Non mi potevo fermare, la lingua andava, una furia e a sentire sembravano
mille tamburi…che battevano, mi battevano e tuonava,
tremava, tuonava…rinfrescava.
Una lancia mi attraversò, mi entrò dalla bocca che ancora parlavo,
sono caduta, ho sentito la terra entrare giù fino in gola,
quel gusto amaro… allora, ho capito che il mio cuore era rotto.

Susanna Teodoro

La favola di un’altra giovinezza è la storia tragica, comica ed ironica, di Maria Piarulli, italo-rumena figlia di immigrati pugliesi in Romania, alla fine dell’800. All’età di 65 anni Maria viene colpita da un fulmine che, invece di ucciderla, le dona una nuova possibilità, una seconda giovinezza. Forse. Il viaggio onirico, sospeso e sottile, grottesco e terrigno, di un’anziana costretta a ringiovanire, alla ricerca della propria essenza. Una fiaba dell’eterno ritorno alla rovescia, epica e metafisica, dalla struttura circolare. Una riflessione sul tempo e sull’eternità? Forse. Lo spettacolo è arricchito da virtuosismi polifonici e linguistici e dall’originale musica di archi resa
dal vivo, elementi che lo rendono a tratti surreale, dove le tematiche più astratte, dalla metempsicosi al mito dell’eterna giovinezza, si attualizzano improvvisamente nella sofferenza dell’immigrazione e nelle difficoltà dell’integrazione culturale.

8 agosto 2021 – Festival dei Tacchi – Cantina Antichi Poderi – Jerzu