VOCI


Ogni isola ha il suo labirinto
di e con Rossella Dassu
Regia del suono e canto dal vivo Marianna Murgia
Organizzazione Maurizio Sangirardi

Voci è un esperimento, un tentativo di raccontare il mito di Arianna e di Teseo da un punto di vista femminile, andando alla ricerca del paradigma dell’isolamento e della diversità, racchiuso dentro il labirinto. Ed è un labirinto immaginario quello che le due attrici evocano attraverso il gesto, il canto e il suono, in un racconto in forma di opera musicale in cui la materialità della parola e il suo potere evocativo divengono motori di visione. Attraverso motivi ricorrenti e citazioni, estrapolati e rielaborati a partire dal celebre Lamento di Arianna monteverdiano, in cui fanno incursione sonorità e rumori appartenenti al folclore mediterraneo, il paesaggio sonoro ci accompagna nel cuore di una delle tante isole del nostro mare. Ed è proprio in quest’ambiguità del luogo che il racconto cerca la sua universalità, indagando il paradigma dell’isolamento che nel mito greco viene perfettamente incarnato dalla figura di Arianna. Ma chi è Arianna? Dove si trova veramente? A Nasso? A Creta?
Oppure, perché no? In Sardegna alla ricerca dell’inventore Dedalo a cui chiedere ancora una volta aiuto. Il mito greco, depositario dell’immaginario collettivo, ha il grande privilegio di non morire mai e di rivivere nelle infinite riscritture che noi posteri di Omero ci ostiniamo a scrivere. Forse perché in fondo siamo consapevoli della grande capacità che conserva nei millenni di condizionare il nostro sguardo. Abbiamo cercato di restituire ad Arianna la dignità perduta quando, affiancandola a Teseo, gli antichi greci l’hanno resa un’eroina tragica da romanzo d’appendice, destinata ad essere abbandonata in un’isola deserta dall’uomo per cui ha tradito la sua terra. Il mitologema labirintico ha origini molto più antiche della cultura ellenica e nasce dal bisogno di raffigurare la complessità del pensiero umano, quel dedalo che si deve necessariamente attraversare per raggiungere la conoscenza di sé. Secondo il filologo Károly Kerényi, nell’antica cultura minoica, Arianna altri non era che la divinità custode del culto della vita e della morte, incaricata di accompagnare, attraverso i passi di una danza nel cuore del labirinto, dove l’iniziato avrebbe incontrato il Minotauro, l’alter ego oscuro di ogni essere umano. Il Minotauro, inteso come mostro antropofago, nasce successivamente dal bisogno degli ateniesi di legittimare la supremazia su Creta. Eppure quando nel 1900 l’archeologo Arthur Evans ha riportato alla luce ciò che restava dell’antico palazzo di Cnosso, ne è emersa una civiltà raffinatissima in cui la mancanza di mura difensive farebbe supporre un governo di stampo matriarcale e pacifista. Forse il mito di Arianna e di Teseo non è che la trasposizione in forma di racconto del passaggio dal matriarcato al patriarcato e Arianna, abbandonata nell’isola di Nasso, il simbolo della condizione subalterna della donna. Per questo abbiamo voluto dare un’altra voce a quest’eroina con cui ci confondiamo, in un gioco mito biografico fatto di specchi che da isola rimandano ad isola ma dove il labirinto resta sempre uguale e solo entrandoci ci si può riappropriare di un destino autonomo. Perché per liberarsi da quel ruolo subalterno occorre riscrivere la storia.

Durata 60”