Siamo a ventisei!
È questo il numero di anni compiuti da un Festival di teatro che ogni anno ad agosto ci prende per mano, accompagnandoci tra i magici Tacchi dell’Ogliastra.
E allora Buon viaggio!
Per continuare a incontrarci su strade intraprese diversi anni addietro e mai più abbandonate. Lungo le congiunzioni che allacciano l’umiltà all’audacia.
L’umiltà di chi è consapevole che ha ancora molto da imparare e l’audacia nell’esprimere in forma scenica l’urgenza di dare rappresentazione ai sogni.
Per scacciare la paura della fine e provare ad aprire scenari per nuovi futuri; per confrontarsi con il teatro sovvertendo modalità e schemi collaudati; per farsi sorprendere dal suo essere ancora vitale nella sua unicità; per la capacità di proseguire il percorso stupendosi ancora, nuovamente e candidamente a ogni passo compiuto.
Per un festival che quest’anno ha per tema “lo stupore”, o più precisamente la perdita di esso.
Un sentimento che purtroppo si presenta nell’individuo, sempre più, in minor misura.
Come se fosse schiacciato, sovrastato da altro; come se l’essere umano fosse sempre meno capace di rimanere: “senza parole”, “a bocca aperta”.
Stupirsi aiuta a calmare il nostro sistema nervoso, permettendoci d’incontrare l’immaginifico, di accogliere il fantastico che alle volte sorprendentemente dirompe in noi.
Stupirsi, è un’esperienza che appartiene al teatro.
Fin da piccini assistendo a una rappresentazione teatrale ci è sicuramente capitato di restare senza parole. Sarebbe assai bello poterlo continuare a fare anche da adulti.
Ed è questo quello che proveranno a fare le artiste e gli artisti presenti alla 26^ edizione del Festival dei Tacchi: farci rimanere a bocca aperta.
Giancarlo Biffi